sabato 29 ottobre 2011

Computer says NO

Or should I say: when you credit card refuses to get you the last piece of that Wang genius.
I personally hate it. Because once you managed to stop blaming yourself and your bags bulimia, you really don't expect your rectangular flat friend to spoil the party.
So I started thinking about life, as if those five rows of studded gold meant nothing to me.
Life, I said. Why not Love then. Apparently the Bible has the most beautiful definition of Love:
"Love is patient, love is kind. It does not envy, it does not boast, it is not proud. It is not rude, it is not self-seeking, it is not easily angered, it keeps no record of wrongs. Love does not delight in evil but rejoices with the truth. It always protects, always trusts, always hopes, always perseveres. Love never fails."
Wikipedia takes me East, and tells me that in Buddhism love "is unselfish interest in others' welfare", and that in Hinduism is a "natural desire, a gift of God". Love is many more things, but I think we got the point. 
Love is a generous nerd, that focuses on others and not on himself.
A couple of nights ago the sufi boyfriend and I were talking about how some people have to wait longer than others, in love, because excellence cannot be found in the supermarket's special offers corner. 
It took me one second, and I had the image in my mind: a town crier on a big horse, travelling throughout the far away lands, with a proclamation that roughly said:
"A ball will be held in the Imperial Palace, only for ladies and gentlemen who have Love as their vexillum".
Security would make sure that no persona non grata entered the door, and that the dress code was respected (yes, Love, I am addressing to You. I fear You have gone a bit too modest, recently. This party is for You, after all).
And then I would let the dance begin, and would look for  him, curvo e curioso who una storia d'amore cercava, and her, who per scherzo girò la sua gonna e si mise a danzar, as Vinicio Capossela says in one of his songs. I would change the end, though, 'cos that one always makes me cry.
This way we would all win: the newlyweds would kiss the night away, and the least they could do to show me their eternal gratitude would be buying me that studded Rocco mentioned before. Because It did mean something, after all.

For those who have a generous rectangular friend: http://www.alexanderwang.com/


Breakfast at Tiffany's


Sottotitolo: quando la carta di credito si rifiuta di pagare l'ultima genialata di Alexander Wang.

Uh, quanto ci si rimane male. Perché una volta che hai convinto i sensi di colpa che per questa volta possono chiudere un occhio, non ti aspetti certo che a rovinarti la festa sia la tua amica a 19 cifre. 
Non resta altro che pensare alla vita, e cercare di dimenticare quelle cinque file di borchie dorate.
Pensiamo alla vita, abbiamo detto. Per esempio, potremmo pensare all'Amore. Pare che la più bella definizione dell'Amore venga dalla Bibbia: 
"L'amore è paziente, è benigno; l'amore non invidia, non si mette in mostra, non si gonfia, non si comporta in modo indecoroso, non cerca le cose proprie, non si irrita, non sospetta il male; non si rallegra dell'ingiustizia, ma gioisce con la verità, tollera ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa. L'amore non viene mai meno."
Wikipedia mi sposta più ad Est, e mi insegna che nel Buddismo l'amore "è il volere che gli altri siano felici", e che nell'Induismo "è desiderio naturale, dono della divinità". Ed è anche molte altre cose, ma mi pare che l'idea generale sia chiara.
L'amore è un generosone un po' patacca, che pensa molto agli altri e poco a sé stesso. 
L'altra sera io e il sufi fidanzato stavamo parlando di come alcune persone debbano avere più pazienza di altre, in amore, perché l'eccellenza non la trovi in offerta speciale al supermercato.
Io metterei un banditore su un bel cavallo, e gli farei fare un lungo giro pei regni nel mondo con un proclama, che direbbe più o meno così: 
"Serata danzante a palazzo, aperta solo a dame e cavalieri che fanno dell'Amore il loro vessillo."
Metterei un buttafuori alla porta, ovviamente, che c'è sempre qualche furbo che vuol fare l'imbucato, e un dress code, perché mi pare che 'sto Amore sia un po' troppo modesto. Insomma, è una festa per lui, non è che può mettersi il primo straccio che trova per terra.
E poi aprirei le danze, cercando con gli occhi il "lui curvo e curioso" che "una storia d'amore cercava" e la lei che "per scherzo girò la sua gonna e si mise a danzar" di cui racconta Vinicio, ma cambierei la fine, che quella mi fa sempre piangere.
Così vinceremmo tutti: le coppie innamorate si scambierebbero dolci baci, e il minimo che potrebbero fare per dimostrarmi la loro eterna gratitudine sarebbe una colletta per la Rocco borchiata di cui sopra. Che tanto non me la dimentico.

Per i fortunati con l'amica a 19 cifre in vena di generosità: http://www.alexanderwang.com/

sabato 22 ottobre 2011

La piuma sul cappello




Se il Cappellaio Matto fosse stata una donna, secondo me Alice sarebbe rimasta. E ci sarebbero stati meno topi e più riviste. Che sarà mica modo di prendere un tea, quello. Quando noi galline ci riuniamo per il tea, che poi è caffè, facciamo le cose con la testa.
Perché alla fine, il tea - o caffè che sia - è una scusa. Quello che importa è l’oroscopo. E delle storie ben raccontate, ricche di dettagli cronologicamente snocciolati.
Ma una volta che ti allontani dalle tue galline, ne potrai mai trovare delle altre as dear? Ti sapranno lisciare le piume quando sei arruffata, darti un paio di beccate se te lo meriti, o tenerti a bada le zampe, per limitare i danni?
Non che il mondo non ne sia pieno, perché lo è. Ci sono galline dappertutto, anche dove non te lo aspetti. Una volta ho conosciuto una gallina modella, con addosso un paio di leggins di paillettes Stella McCartney color cipria che l'avrei abbracciata.
Ma non è la stessa cosa, perché il primo pollaio non si scorda mai. Tutti quei e lui mi fa e io gli faccio, tutti quei long island, tutti quegli abbinamenti sbagliati e perdonati in nome dell’amore, mica si dimenticano così.
Ma le galline, si sa, spesso sono in fuga. Caratteristica principale delle pennute, infatti, è la smania. Da rossetto, da uomo o da Mulberry - nel mio caso, da lavoro, da insoddisfazione congenita o incostanza proverbiale, da convivenza, da connivenza o dal fare senza,  la gallina svirgola, si divincola, scappa per poi pentirsi e tornare, e chiedersi quale delle due scelte era la peggiore. Decide di norma impulsivamente, se si escludono rarissimi esemplari di gallina guidata da raziocinio, che tende ad essere plagiata dal gruppo. E' protettrice del pollaio e del vintage, non necessariamente in quest'ordine, e oggi mi è mancata moltissimo. Allora mi sono messa un cappello e ho fatto un caffè, ma gli oroscopi in francese non li capisco, e senza storie non è la stessa cosa. L'unica soluzione possibile mi è sembrata quella di comprare la Mulberry online per sentirmi meno sola, per poi cadere in quel vortice di orgoglio e rimorso da cui uscirò una volta scartata la mia Alexa in a bag. E mi sono infilata in dei leggins di paillettes, e ho capito perchè io e la modella ci eravano dette addio.

La solitudine è una gran brutta bestia: http://www.mulberry.com/

domenica 16 ottobre 2011

Via dei Matti




Il fidanzato aveva già fatto flessioni, addominali e qualcosa di cui mi sfugge il nome per sconosciuti muscoli delle spalle, mentre io cercavo di entrare in jeans per ragazzine, perché ai saldi mi ero fatta prendere dall’ansia di possesso. Una si nasconde i capelli bianchi e crede di avere le forme di una tredicenne. Sei alta come loro, ma non hai le loro cosce. Live and learn. Il fidanzato si è sentito in obbligo di sottolineare che ho dei problemi con la materia, “abbastanza troppi”, per precisare. (E’ belga, e all’accento francese si perdona quasi tutto.)
Via dei Matti ci ha accolto che meglio non si poteva, con un sole che fa l’erba del nord ancora più verde, i fiori ancora più fiori e galli e galline veri neomelodici. Nu babbà. La famosa via si trova in uno dei quartieri più borghesi di tutta Bruxelles, che i matti ti sorprendono, loro sono dappertutto, ed è fatta di tante casette piccine, con grandi giardini e orti che le abbracciano. Ci sono anche i cavalli, le volpi e gli alberi di mele cotogne, ma così mi sembra di essere un po’ troppo sfacciata, quindi fate finta di niente. C’è solo qualche gatto, ma pochi. Giuro.
Non ci stanno mica solo i matti, per carità. Ui è ad tòt al ràzi, avrebbe detto mia nonna, ma noi ieri la giornata l’abbiamo passata con loro. Che abitano lì da molti anni, quasi tutta una vita, e sembra non abbiano nessuna voglia di andare in un altro posto.
Ce n’è una che si chiama come la famosa ape, e che non sente il dolore, quindi va ogni giorno dal dottore per sapere se sta male. Ce n’è un altro che è un ereditiero, e ogni mattina si sveglia, si lava (less likely) e poi scende fino al giornalaio (ah, perché la Via dei Matti è su una collina, giusto per rub it in your face ancora un pochino) e spende 50 euro di riviste. Lui non fa nessun programma per mtv, ma come la collega Paris ha dei bff, nel suo caso delle rumene che si fanno invitare alla bella vita. La triste sorte degli ereditieri.
Poi c’è il giardiniere, che ha portato l’offspring a raccogliere le mele cotogne, e gliene ha nascosta una nel cappuccio prima di andare via, e lo stalliere che le ha regalato un coniglio di legno, che nella sua lingua si chiama Pesh. La lingua dell'offspring, dico.
E ci sono quelli che sono partiti, perché i familiari hanno deciso che erano troppo vecchi o troppo matti per vivere da soli. Vivono in delle home, come le chiamano qua, e sono serviti e riveriti. E chiusi. Gli altri dicono che fanno i raffinati, gli uomini eleganti, adesso. Si, però tornano a mangiare in Via dei Matti tutte le volte che possono, e restano seduti un po' in giardino, a guardare dritto davanti a loro (anche se devo dire che vederli tutti puliti rincuora). 
Ci sono anche degli innamorati, che sono in tutto e per tutto uguali agli altri innamorati. Matti pure loro.
Io ci vado a vivere, in quella via. Col sufi fidanzato e l’offspring, in una casina col giardino costruita da loro per loro. In una comunità di gente che vive la vita nella maniera che reputa “normale”, in un mondo che se non è indignato è quasi sempre triste.
E vado a mangiare con loro quattro sere alla settimana, e a portare un po’ di glamour a chi non ce l’ha. I jeans li lascio qua, mi sa.


venerdì 14 ottobre 2011

Munirsi di stuzzicadenti, prego

Giorno a tutti. Un altro pezzo scritto per Vogue, un po' datato ma sempre attuale, purtroppo, tipo una canzone di Battisti. Dove il purtroppo si riferisce al pezzo, di certo non alle magie del ricciolone. 

Oggi pomeriggio, a bordo di una piscina gonfiabile nel giardino di una villetta a due piani che in Belgio, dove vivo, si chiama casa popolare, una mia amica di due anni più giovane di me mi ha detto che sarebbe presto diventata direttrice del suo dipartimento.
Per mail, invece, ho dovuto consolare una mia compagna di università, laureata con una tesi poi scopiazzata senza pudore dalla sua relatrice.
La sua decisione di abbandonare un contratto in cui il tempo era sì indeterminato, ma anche sfruttato e sottopagato, si era rivelata una mossa più da Jane Eyre che da Una donna in
 carriera (e dire che aveva ai piedi un paio di Bottega Veneta a dir poco vertiginose, che ce la voglio vedere, Jane Eyre, a far le pulizie con quelle): le migliori condizioni promesse erano diventate farfalle ed erano volate via.  
Non credo sia un caso che, nel mio seppur ignobilmente lungo excursus universitario, sia stata testimone del passaggio a miglior vita di una decina di beneamati professori. Preparati, colti, importanti e ultraottantenni.
E l’ultra pesa, in questa storia.
Ho un po’ l’impressione di trovarmi davanti ad una di quelle favolose tavolate da aperitivo dietro ad un muro di eleganti e rispettabili “agée”, restii a passarti una bruschetta. Che magari per loro sarebbe più indicato il pinzimonio, e se si spostassero solo un pochino tu riusciresti a prendere per lo meno un’oliva all’ascolana. Ma farti spazio è impresa ardua, e devi proprio essere agguerrito. O affamato.
Una mia amica in questi casi si arma di stuzzicadenti, e tra lo sgomento generale causato dall’inaspettato pizzicore dove non batte il sole s’insinua e rimedia quel che può.
Però lo fa quando torna in vacanza, perché abita a Los Angeles, dove lavora e convive con la sua fidanzata. Tra l’altro.
Le parole quando nascono non hanno una connotazione negativa o positiva, quella la aggiungiamo noi.
Invece di bamboccioni, che oltretutto trovo un po’ povero, come termine, se ne potevano utilizzare tanti altri, che però avrebbero dovuto rimandare anche alle difficoltà affrontate dai giovani chiamati in causa. Ai co.co.pro., ai c.v. impoveriti per rientrare ne canoni, a quell’ ”in” che messo davanti all’abusato “determinato” vuol dire una casa il cui l’affitto (con regolare contratto, che dato che sogniamo, facciamolo per bene) si puo’ pagare tutti i mesi. 
E che vuol dire bruschette. Bruschette come se piovessero.

Alice, che ha una domenica libera ogni 2 mesi. Il sabato scordatevelo.
E Federica, che fa 3 lavori, tutti insieme.
E io, che siccome che non so bene da che parte girarmi, mi frugo dentro.




martedì 11 ottobre 2011

In fila indiana non si perde nessuno

 Bisogna avere un sacco di tempo per capire quali sono le tue priorità. Che magari sei convinta di avere tutto chiaro, una bella fila ordinata e netta come quando abitavo a Linkoping, ridente cittadina svedese tra Norkopin e Nykoping, e aspettavo il bus, e tutti stavano diligentemente al proprio posto a -20°. Non ci sono mai riuscita.
Se avessi avuto più pazienza, magari avrei potuto usare quel tempo per capire delle cose, invece di spendere tutte le mie corone in taxi. Così ora avrei una rassicurante risposta alla domanda "cosa vuoi fare nella vita". Io nel dubbio, sbarluccico. Che però, a detta di molti, non è una priorità.
Ma chi le mette in fila, le priorità? Chi è quel poveretto che la mattina timbra il cartellino e decide che una è più importante delle altre? E se sei solo, valgono come se sei in due? Delle volte ti pare proprio che le tue siano irrinunciabili, fino al punto di non capire più dove finisce la necessità e inizia l'egoismo. Altre volte ti dici che non sono poi così importanti, che ormai sei una persona adulta e sei in grado di fare delle rinunce, e mentre te lo dici ruoti un po' la testa, come si fa quando ci si vuole convincere.
E' che non si sa mai come va a finire, poi. Che tu rinunci, rinunci, e poi alla fine ti ritrovi come una cretina ad avere detto troppi no. E' come il casinò. Non lo sai mica quando vinci, sennò son bravi tutti. Cos'è più importante, l'oggi o il domani?  Che se io decido di mettere le zeppe, domani, e poi invece piove a dirotto, mi dico che era meglio se non mi toglievo gli stivali, no?
Io ho un'amica che quando le perde di vista, le sue priorità, fa delle gran liste. Dice che così è più facile ritrovarle. A lei piace molto l'idea di essere splendidamente razionale, e di avere dati concreti e oggettivi su cui basare le sue scelte. Io le liste le faccio, poi le perdo e mi dico che tanto vale andarsi a comprare uno smalto, che così mentre si asciuga ho tempo per pensare.


orologio vintage: Enicar, Gioielleria Burnazzi, Rimini
collana vintage: Christian Dior

Ma torniamo a noi. Sbarluccicare, dicevo. Io, oggi, sbarluccico così, con due meraviglie che hanno almeno cinquant'anni e sembrano due bimbe. Che sul domani non so molto, ma sul ieri son preparatissima. Ho anche fatto una lista.