giovedì 24 novembre 2011

Ma i cervelli in fuga, quando nessuno li vede, cosa fanno?



Tänzerin Strasse, Berlin: si balla, ovviamente. Col corpo e con la testa, e non necessariamente in quest'ordine. Si scrivono cose che tutto il mondo vorrebbe pubblicare, se mai ne fosse a conoscenza, si leggono libri non ancora scritti, si ascoltano musiche non ancora suonate, si scava fino a tornare al punto di partenza, si fa un salto mortale con perfetto atterraggio, e si brinda ai 35 con un enigmatico sorriso.

Rue de la Fondue, Paris: si fa finta di non ricordare di aver pensato a qualcosa che si dava per dimenticato, e si finisce come dopo un girotondo troppo veloce. Si lavora molto, si mangia poco, ci si vuole un po' meno bene di quanto si dovrebbe e non si ascoltano i buoni consigli. Si vive con la speranza che le cattive ragazze vadano davvero dappertutto, o almeno così si racconta. A Babbo Natale si chiede una calza piena di coccole senza scadenza, una nuova serie di cui essere la protagonista e più tempo per essere felice.

MisterChef Street, London: si fanno ricerche. Moltissime ricerche. Interessanti, importanti, innovative, sconvolgenti. Si è amati, benvoluti, compiaciuti ma, come accade alla bella Cecilia, nessuno ci si piglia.
Si russa molto, ma si sogna di più, si studia il francese e si comprano fiori, aspettando che qualcuno lo faccia per noi.

Avenue du Goffre, Bruxelles: uh no, non assumiamo madri. Noi non accettiamo laureati. Desolée, vogliamo solo francofoni. Ma nella vita, davvero, cosa vuoi fare? Le sai piegare, le maglie? Descriviti in 3 aggettivi. Mi dispiace, non ti abbiamo scelto, buona fortuna. Ritenta, sarai più fortunata. Se ti dico Long Island, a cosa pensi? Mi dispiace, la tua carta di credito è stata respinta. Lo sai che ti amo, vero?

E tutti, a volte, si sogna di essere a casa, a rovinarsi i piedi in folli acrobazie, a mangiare pesce fresco con vista mare, con Rawhide come colonna sonora e una famiglia fatta di sole donne troppo opposte per non attrarsi. 

venerdì 18 novembre 2011

Sinonimi e contrari

famosi esponenti delle coppie di contrari
Ieri, col corpo nella posizione della montagna, pensavo alla coppia che avevo visto qualche ora prima. Lei: frangia perfetta, jeans perfetto, Converse perfette. Lui: basetta perfetta, banana perfetta, tatoo perfetto. Nel paradiso dei rockabilly Elvis applaudiva estasiato. Ci sono coppie che ti schiaffeggiano virtualmente da quanto sono ben assortite. Passeggiano mano nella mano, non curanti di ciò che è all'infuori di loro, godendo della propria reciprocità. La mia amica Issima è una felice appartenente a questo gruppo di fortunati, è una di quelli che parla sempre al plurale, e che vivrà una vita fatta di felicità al sapore di frico e dischi vintage. Ovazione. Sipario.
Poi ci sono tutti gli altri, che si dimenano tra una camicia troppo grande, una radio con un gitano che si dispera, una battuta che non fa ridere e uno smalto incomprensibile.
E, quando passeggiano mano nella mano, ciò che è all'infuori di loro li osserva talmente stranito che questi finiscono per curarsene, forse troppo.
La vita, surprise surprise, è un po' meno liscia per le coppie di contrari. Nella mia collezione ho delle perle non da ridere, tanto che mia zia quando mi vede mi sussurra "Ancora non abbiamo capito come sei riuscita a tenertelo, questo". Don't ask, zia.
Cosa succede, però, quando ci si spinge troppo in là? Che all'inizio son capaci tutti a fingere interessamento  verso il nuovo e lo sconosciuto, ti prego spiega le mie vele, ti seguirò ovunque, questa è una realtà che trovo oltremodo affascinante, roba così. E poi, ad un certo punto, devi sporcarti le mani. Il fascino fa un inchino e ti saluta, mentre la paura cerca un posticino comodo, che vuol fare la Madama.
Vivere con il diverso vuol dire partecipare al diverso? Temo di si. Ma può essere che nel farlo ci si allontani  da dove si era partiti. Non che questo sia necessariamente un male, però è quasi sicuramente una forzatura. E a me piace forzarmi solo dentro un corpetto.
Ora, non ho idea di quale sia la soluzione alla difficile situazione, ma so che concentrarmi sulle dita dei piedi a yoga non mi riesce granché bene.

p.s. Ci sono anche le coppie da scoppiare, ovviamente: questa mattina ho visto un chiwawa dentro una Hermès Birkin, e ho dovuto fare appiglio a tutto il mio amore per le borse per non scaraventare quel batuffolo lontano lontano. Avrebbe sicuramente tirato fuori le unghie.

domenica 13 novembre 2011

Novembre tira fuori il malinconico in te

E poi, una persona che era non è più.
E non cambia nulla, tutto rimane come prima. Al bar dell'ospedale i dottori chiacchierano, i pazienti in pigiama vanno fuori a fumare, e i posteggiatori abusivi assicurano i posteggianti che avranno un occhio di riguardo per la posteggiata. Che l'ho anche appena lavata, mi raccomando.
Solo i tuoi vicini di limbo se ne accorgono. Si respira quell'aria da non ti guardo perché mi dispiace, ma non so come fare a nascondere il sorriso, che il nostro è ancora vivo grazie a Dio. Che poi il loro sorriso non ti farebbe arrabbiare, perché lo hai avuto tu prima di loro, ma non hai voglia di farglielo sapere. Li lasci stare coi loro sensi di colpa, che ne hai già abbastanza dei tuoi.
Io quella sera ero rimasta in piazza a fare da musa ad un pittore argentino, che giurava che i miei ricci fossero difficilissimi da rendere su carta, e quindi avevo fatto tardi.
Ci eravamo dati appuntamento per il giorno dopo, perché non poteva partire senza finire almeno lo schizzo, ma dubito che fosse l'unica ragione.
Ero tornata a casa in bici veloce veloce, perché c'era il solito matto che urlava fuori da casa sua, e mi terrorizzava. Che poi adesso è morto pure lui, pover'anima, ma io la sera quella strada in bici non la faccio più.
Il giorno dopo non ci sono andata all'appuntamento, e mi è anche dispiaciuto. Perché anche tu ci credi, che non è cambiato niente, e allora i pittori hanno il diritto di essere importanti.
Non c'è un universale modo di reagire al dolore, ancora non lo vendono. Abbiamo tutte gli stessi ombretti e lo stesso punto di rosso mattone addosso, ma il mio modo di nasconderci dentro le lacrime è diverso dal tuo.
Per esempio io adesso guardo i film western, e so che farò finta di star male per non andare al lavoro quando l'offspring me lo chiederà. Se mai ne avrò uno, chiaro.

mercoledì 2 novembre 2011

Oggi, verifica sul programma della settimana. Si accettano volontari.

Cosa abbiamo imparato questa settimana:
il sufi fidanzato ha scoperto che mettersi sulle labbra qualcosa di emolliente per evitare che si squamino come le mie ballerine di serpente (e questo è il momento in cui maledico l'umidità belga) non è una tortura. Anzi, per usare le sue parole, è la prova di come la donna nel corso della storia si sia fatta infinocchiare da geni (questo l'ho aggiunto io) del marketing che hanno stabilito che una serie infinita di piaceri dovessero diventare necessità. E in nome della libertà di opinione io lo lascio dire, mentre gli spalmo un abbondante strato di prodigioso balsamo Eight Hour Cream di Elizabeth Arden.
L'offspring ha scoperto cosa è l'asilo, e se i primi giorni le sembrava un modo simpatico di rompere la routine, adesso sarebbe pronta per la pensione anticipata, che lei la sua parte ormai l'ha fatta.
Perché i cambiamenti sono difficili sempre, anche quando non sai cosa vuole dire.
Io le spiego che crescere è meraviglioso, e che adesso sa saltare e può mangiare la cioccolata con la mamma; ma credo che il fatto che la mamma in questione non abbia mai imparato a correre e abbia chiare difficoltà a diventare grande la lasci un po' perplessa su tutta la faccenda.
E io ho imparato che ho bisogno di un momento. Un momento per essere triste. Per stare ferma, non parlare e soprattutto non ascoltare, per essere sola perché lo voglio io. E non lo sapevo mica prima, allora non facevo le cose fatte bene, come quando ti vesti in fretta e ti rendi conto quando sei già fuori che i collant sono rotti, la maglia ha una macchia o non hai messo il portafoglio nella borsa.
Bisogna fare le cose in ordine. Adesso l'ho capito. E quando sei triste, sei triste e basta. O meglio, sei triste e basta con una confezione di Loops al miele e il latte di riso. No no, così: sei triste e basta con una confezione di Loops al miele e il latte di riso e il tuo nuovo profumo Body di Burberry.
E se ti dai quel momento, poi passa. E puoi tornare a non essere più sola, perché lo vuoi tu.

p.s. per chi avesse bisogno del momento per esser triste - e profumata - questo è il link di Burberry su Facebook per ricevere gratuitamente il campioncino del profumo. Così quando non siete più tristi potete andare a comprarlo. Burberry Body