E cosa fai, poi, quando diventi grassa?
I motivi sono vari ed eventuali, un Pacman per fidanzato o l'assenza totale del suddetto, gli invincibili geni o un'ironica sorte, la noia o lo stress, una gravidanza o due.
I segnali:
-il jean a vita bassa che diventa scandaloso, che grazie a Dio oramai è out;
-lo zigomo che scompare nel dilagare della guancia;
-lo struscio di coscia al volante, particolarmente umiliante in un Agosto senza a/c;
-il più terribile: l'effetto stantuffo nella vasca da bagno, quando l'acqua dietro la coscia rimane fredda, mentre il piede brucia.
Ma è la parola, prima di tutto, ad essere crudele. Credo sia quella "r" vicino ad un'altra consonante. Grassa. Pare che si insinui tra le maniglie dell'amore, quella vibrante insolente, e lì resti per imbarazzarti. Come dire frocio o trippa, suonano male a priori.
Non importa l'età che hai - o quella che ti senti, aggiungerei: la sensazione è la stessa di quando avevi quattordici anni, e non potevi sfoggiare quelle tutine a quadretti con doppia frappa che spopolavano a Non è la Rai e al banco più in del mercato.
La mia croce è iniziata alle medie, quando Enrico Pozzi, che Dio lo fulmini, aveva deciso che ero l'immagine sputata di una botte di un qualche whiskey - little he knew che sarebbe rimasto sempre intorno al metro e 37, anche in età adulta. Madri che danno ragione ai nani non aiutano, ma quello è tutto un altro capitolo.
Insomma, di fatto la sensazione è sempre quella, e va bene che se Vanessa Encontrada ha fatto outing allora c'è posto anche per una te grassa e felice. Ma che binomio del cazzo, pardon my french, io felice e grassa insieme non lo sono mai stata.
Mica niente, è il modo in cui occupi lo spazio, che cambia. C'è stato un periodo in cui andava di moda accavallare le gambe e poi dare un altro giro col piede. Mi ricordo l'unghia del mio alluce sinistro che cerca disperatamente il basso polpaccio destro, il quale si becca solo qualche sporadico graffio.
E siamo tutti d'accordo che sei sempre tu, e non si è meno belli, lungi da me affermare che grasso è sinonimo di brutto. E' solo che delle volte mi sembra che il paradosso si spinga al punto di accettare più il brutto del grasso, in un ipotetico mondo di buttafuori (Tra parentesi, "brutto" è un altro esempio di quando la vibrante diventa crudele)
Questa non mica una filippica pro ana. Sarebbe quantomeno illusorio. E' più che altro una dichiarazione di inadeguatezza, in mezzo a tante altre. E un pubblico vaffanculo a Enrico Pozzi.
I motivi sono vari ed eventuali, un Pacman per fidanzato o l'assenza totale del suddetto, gli invincibili geni o un'ironica sorte, la noia o lo stress, una gravidanza o due.
I segnali:
-il jean a vita bassa che diventa scandaloso, che grazie a Dio oramai è out;
-lo zigomo che scompare nel dilagare della guancia;
-lo struscio di coscia al volante, particolarmente umiliante in un Agosto senza a/c;
-il più terribile: l'effetto stantuffo nella vasca da bagno, quando l'acqua dietro la coscia rimane fredda, mentre il piede brucia.
Ma è la parola, prima di tutto, ad essere crudele. Credo sia quella "r" vicino ad un'altra consonante. Grassa. Pare che si insinui tra le maniglie dell'amore, quella vibrante insolente, e lì resti per imbarazzarti. Come dire frocio o trippa, suonano male a priori.
Non importa l'età che hai - o quella che ti senti, aggiungerei: la sensazione è la stessa di quando avevi quattordici anni, e non potevi sfoggiare quelle tutine a quadretti con doppia frappa che spopolavano a Non è la Rai e al banco più in del mercato.
La mia croce è iniziata alle medie, quando Enrico Pozzi, che Dio lo fulmini, aveva deciso che ero l'immagine sputata di una botte di un qualche whiskey - little he knew che sarebbe rimasto sempre intorno al metro e 37, anche in età adulta. Madri che danno ragione ai nani non aiutano, ma quello è tutto un altro capitolo.
Insomma, di fatto la sensazione è sempre quella, e va bene che se Vanessa Encontrada ha fatto outing allora c'è posto anche per una te grassa e felice. Ma che binomio del cazzo, pardon my french, io felice e grassa insieme non lo sono mai stata.
Mica niente, è il modo in cui occupi lo spazio, che cambia. C'è stato un periodo in cui andava di moda accavallare le gambe e poi dare un altro giro col piede. Mi ricordo l'unghia del mio alluce sinistro che cerca disperatamente il basso polpaccio destro, il quale si becca solo qualche sporadico graffio.
E siamo tutti d'accordo che sei sempre tu, e non si è meno belli, lungi da me affermare che grasso è sinonimo di brutto. E' solo che delle volte mi sembra che il paradosso si spinga al punto di accettare più il brutto del grasso, in un ipotetico mondo di buttafuori (Tra parentesi, "brutto" è un altro esempio di quando la vibrante diventa crudele)
Questa non mica una filippica pro ana. Sarebbe quantomeno illusorio. E' più che altro una dichiarazione di inadeguatezza, in mezzo a tante altre. E un pubblico vaffanculo a Enrico Pozzi.