lunedì 23 maggio 2011

God save Lisa Eldridge


Daughter was blown away by Heidi's love for a goat, boyfriend was busy making his well famous mint tea, and I was trying to figure out my next move. I had already searched all the parfumerie bruxeloise, my coiffeuse's drawer was packed with any kind of super expensive sample, and I was stuck. 
How to be natural without turning Amish? That is: how to achieve that "effortlessly beautiful" look? 
I turned to YouTube for help, and had to stare hopelessly to thousands of outfit of the day, of the night, of the weekend and in between, first date make up, make up for college and make up for work, tags e what’s in my bag, hauls e giveaways, done by modern barkers who praise miraculous potions. 
After signing up to 13 different channels of self-crowned guru and having splurged on the whole collection Les fleurs d'été, I still could not get it; and I just wanted to have Vanessa Paradis' allure, teeth aside.
Lost in the YouTube jungle, I found myself on a oasis, better known as Lisa Eldridge's channel. I grabbed morning rose and started painting my nails, 'cos I knew I would not have moved for a while.
Uber famous make-up artist covered in Chanel, she is a Coco in a sea full of Fran (The Nanny) wannabes. Apparently she goes by the motto k.i.s.s., i.e. keep it simple stupid, and you already want to hug her. As english and sophisticated as she could possibly be, she virtually reaches out for you, and opens her doors. There are sooo many different videos to choose from, such as some that take you through the history of make-up, which show some vintage pieces that make you all giggly - explaining to boyfriend why you do that is all a different topic. 
The products that she uses go from incredibly expensive brushes to high street foundations, which makes her even more adorable. You look at her, and anything seems possible, like they always told me in Delhi, and you swear to yourself you'll never have another guru. At least on YouTube.
To watch again and again with your Moleskine at hand, to have a nice little list to send to Santa, to be inspired and not to drown in bleach and mint green nail polish that someone loooove loooove loooove.
Less is more. One love is enough. 



La figlia faceva il tifo per Heidi che raccoglieva erbe speciali per Fiocco di Neve, il fidanzato preparava il suo rinomato tea alla menta, e io cercavo di capire in che direzione andare. Avevo battuto tutte le profumerie bruxelloise, il cassetto della coiffeuse era pieno di campioncini di costosissime creme e io non riuscivo a prendere una decisione.
Cosa ci si mette sulla faccia nei caldi giorni d’estate, per avere quell’aria da fiori di campo e acqua di fonte, senza tirare all’Amish? Ovvero: come si può sembrare effortless beautiful?
In cerca di suggerimenti su YouTube, mi sono divorata un centinaio di outfit of the day, of the night, of the weekend and in between, first date make up, make up for college and make up for work, tags e what’s in my bag, hauls e giveaways, annaspando tra centinaia di contemporanei imbonitori che lodano miracolose pozioni.
Con 13 iscrizioni a canali di autoincoronati guru e tutta la nuova collezione Les fleurs d’été al mio attivo, non avevo ancora ben capito in che modo sarei riuscita ad avere l’allure di Vanessa Paradis, denti a parte.
Saltando di tag in tag, mi sono ritrovata sul sito di Lisa Eldridge, bellissima make up artist di età indefinibile, e ho capito che potevo stendere la seconda mano di morning rose sulle mie unghie, perché sarebbero state lontane dalla tastiera per un po’.
Famosissima truccatrice di Chanel ingioiellata, è un’isola felice tra tante – troppe Tata Francesca wannabes. Pare che il suo motto sia k.i.s.s., ovvero keep it simple stupid, e solo questo vale una benedizione. Inglese e con un’aria molto chic, ti tende virtualmente la mano e ti apre il suo studio. Si passa da video semplici ad altri di storia del make up, con pezzi vintage degni di risolini ed esclamazioni di stupore. 
I prodotti che utilizza sono di tutti i tipi, da introvabili pennelli a marche da grande magazzino, il che la rende ancora più adorabile. Ti sembra tutto fattibile, a osservare quelle sapienti mani, e giuri a te stessa che non avrai mai altro guru all’infuori di lei. Per lo meno su YouTube.
Da guardare e riguardare con taccuino alla mano per segnarsi i must have da chiedere a Babbo Natale, per avere idee e dettagliate spiegazioni e per non sentirsi troppo sole in un mare di acqua ossigenata e smalti verde menta che qualcuna loooove loooove loooove.
Less is more. Ne basta uno, di love.


p.s. i video sono ovviamente in inglese, ma comprensibilissimo, e così nicely posh che pare di parlare di rossetti con la regina. 

venerdì 20 maggio 2011

Tarallucci e vino

Quando la mia amica Jenny mi ha fatto scoprire Piola.Libri, ho capito che mi aveva perdonato. Nel nostro passato pesava una brutta storia di feste a tema, in cui nello specifico il tema era “signorine da saloon” e la protagonista l’amica in questione, impeccabile nelle sue calze a rete e invitante décolleté, che una volta varcata la soglia di casa mia scopriva che la discinta festa si era trasformata in una pizza in pigiama, e prometteva a se stessa di farmela pagare.
Niente affoga bene in un bianco fermo come il vecchio rancore.
Questo angolo d’Italia a Bruxelles si distingue da tutti gli altri milioni di angoli d’Italia a Bruxelles innanzitutto per la sua autenticità.
Trattasi di un caffè libreria, di quelli in cui appena entri ti senti un po’ a casa.
La prima cosa che mi viene in mente quando penso a Piola.Libri è una delle scritte sul muro: “meno internet, più cabernet”. Geniale. Che poi più cerchi e più ne trovi, da autografi di Vinicio Capossela a stralci di poesie, e ti pare di essere meno lontana da casa.
Il calendario degli eventi è fittissimo, tra concerti, dibattiti, presentazioni di libri, dj set, letture per bambini e, ovviamente, italianissimi aperitivi.
La libreria è molto interessante e non scontata, di quelle che non hai più scuse e ok, compri Marie Claire al supermercato perché l’oroscopo ci prende sempre, ma magari poi passi da loro perché hai perso Lezioni Americane, e di Calvino non ce n’è mai troppo.
Io e l’amica ritrovata ci passiamo pomeriggi interi, che iniziano con i caffè e poi passano elegantemente ad un bicchiere di Traminer, per poi dirsi che conviene prendere la bottiglia tanto non è che rimane lì.
Piola.Libri ha conquistato anche il fidanzato, che si atteggia a intenditore di espresso mentre cerca qualche pesantissimo saggio di Julius Evola, mentre la figlia è blown away da un intrigante gradino, gioia e dolore degli sfortunati menti.
Daniele Silvestri, Ascanio Celestini, Subsonica, Francesco Guccini, Rita Levi Montalcini, Vinicio e i suoi improbabili cappelli, pure un mio professore dell’università e innumerevoli altri ancora, fanno di Piola.Libri un must see di Bruxelles per italiani e italian friendly, perchè se non vuoi il vino ci sono le torte, se non vuoi le torte ci sono i grissini, se sei in fasting ti cibi di libri, o al massimo sbatti il mento contro il gradino. La Nour lo adora. 








http://www.piolalibri.be/it_home.php

venerdì 13 maggio 2011

Camminare a coda alta

Quando dico che il mio fidanzato è un sufi, la reazione dell’interlocutore è di solito quella di un gatto che piega la testa: qualcosa ha colpito la sua attenzione. Se aggiungo che in soldoni vuol dire mussulmano, il gatto rincula e abbassa il busto, sulla difensiva. Per calmare gli animi gioco il jolly Battiato, sufi pure lui. E poi, scacco matto: “La Cura, che quasi ogni essere umano trova commovente, è chiaramente ispirata dal Corano, ed è una dichiarazione d’amore di Dio per l’uomo, lo sapevi?”
Il gatto rialza la coda, socchiude gli occhi in segno di pace e si acciambella sereno.
Ho un passato da felina anche io, per carità. Perché certe religioni preoccupano più di altre. Che poi io abbia passato sei mesi a immergermi nel Gange sentendomi oh so hippie, ma che storga il naso quando viene rifiutato un bicchiere di rosso in nome di Allah, la dice lunga sulle mie presunte aperture mentali.
Poi è arrivato un libro, Le Quaranta Porte, di una scrittrice turca di nome Elif Shafak, che mi ha parlato di cose sconosciute nella forma a me più congeniale, il romanzo.
Lo spunto iniziale è dato da Ella, casalinga contemporanea che si rende conto di non avere dato un senso profondo alla sua vita, e inizia a cercarlo guidata e affascinata da un libro dal titolo che, effettivamente, crea grandi aspettative , La Dolce eresia. Qui si narra la storia di Shams-i-Tabriz, derviscio errante del XIII secolo, che s’immola in nome dell’amore per il predicatore Rumi, il quale, ispirato da questa amicizia e dalla straordinaria interiorità del derviscio, diventerà dopo la morte di Shams un grande poeta, lo “Shakespeare dell’Islam”. Shams basa la sua esistenza e la sua spiritualità su “40 regole” da lui create, disseminate sapientemente lungo tutto il libro.
L’aspetto che colpisce in maniera più profonda è la semplicità della verità. Shams, come molti oggi, è odiato dai più per la schiettezza con cui svela la realtà, davanti a chi quella stessa realtà la vorrebbe molto diversa, modellata a proprio piacimento. E spiazza ancor di più perchè ridicolizza tutto ciò che è forma, posa, apparenza, per arrivare al nocciolo della religione, di tutte le religioni, che è l’Amore.

“I miei occhi sono stati testimoni di ciò che di peggio e di meglio esiste nell’essere umano. Niente riesce più a stupirmi.
Passando attraverso tutte queste esperienze ho iniziato a compilare una lista che non si trova scritta in alcun libro, ma solamente incisa nella mia anima. Ho intitolato questo elenco personale “Le quaranta regole dei mistici erranti dell’Islam”. Si tratta per me di leggi universali, prevedibili e invariabili come quelle naturali. Insieme compongono le quaranta regole della religione dell’Amore, cui si può arrivare mediante l’amore ed esclusivamente mediante esso. Una di queste regole dice: “Il cammino della verità è una fatica del cuore, non della mente. Fai che sia il tuo cuore la tua guida principale! Non la tua mente. Conosci il tuo nafs, sfidalo e infine sconfiggilo con il cuore. Solo conoscendo te stesso potrai giungere a conoscere Dio”.

Ora, compiacere il mio fidanzato non è cosa facile. Lui, quando ha la febbre alta e striscia i piedi fino alla libreria per leggere due righe prima di addormentarsi cullato dal paracetamolo, sceglie L’Odissea. Individuare i miei libri sugli scaffali è facilissimo. Questo romanzo è uno dei pochi – pochissimi – terreni neutri, è la nostra Svizzera di carta e inchiostro.
Consigliatissimo, a chi vuole saperne un po’ di più sul sufismo, a chi ama leggere libri con riusciti spostamenti spazio-temporali e storie parallele sapientemente intessute , a chi quando sente la parola mussulmano abbassa la coda e a chi ha solo voglia di un nuovo libro da portare al mare.
Se poi conquista anche il migliore amico ateo, la mamma catto-comunista e la sorella mormona, io lo candido per il Nobel per la Pace.







lunedì 9 maggio 2011

Il giardino del Re

Questo è un pezzo di qualche mese fa, che avevo mandato a Vogue al "Blog de Direttore", e che è stato scelto e pubblicato sul numero di questo mese (per i posteri, trattasi di Luglio 2011).
Come per il post "Si fa presto a dir vestito", lo ripubblico nella sua versione originale, e non nella versione ridottissima in carta stampata.
Inizio ad essere un po' gasata, io ve lo dico.



Lo scorso weekend, seguendo il must della primavera, sono andata a passeggiare nel giardino del re. Solo in questo periodo dell’anno, infatti, i reali belga aprono i cancelli delle loro serre ai borghesi. Le Serres Royales, così si chiamano, sono immense, stipate di rigogliosissime piante di ogni provenienza, colore e foggia. Si è avvolti da profumi, fantasie, raggi di sole che filtrano tra le foglie dal soffitto e decine di paparazzi dei fiori che manco a Cannes.
Mentre il fidanzato pensava a quanto diversa fosse stata la sua pubertà dermatologicamente difficile rispetto a quella di un rampollo che poteva giocare la carta della serra con la fiamma, e io studiavo un albero peloso come il guscio di un cocco, la figlia è partita a razzo verso i realissimi prati. Rincorsa da guardie che, seppur attempate, filavano molto più veloci di me, ha deciso di fermarsi per concentrarsi sulla ghiaia ed evitare il fiammingo castigo. A quel punto si è aperto un panorama da Signore degli Anelli meets I Teletubbies: smeralde colline, prati lussureggianti, alberi dalle folte chiome in lontanza e pure una pagoda con ponticello e laghetto, caso mai venisse voglia di Oriente. Poi, nascosto tra le fresche frasche, ho individuato un gazebo. Di Re Alberto II, consorte Paola l’italiana, annessi e connessi nemmeno l’ombra, ça va sans dire. E mi sono sembrati molto normali, nel senso positivo del termine, questi reali che magari escono in principesco pigiama per fare colazione in giardino. Se poi fossero in compagnia della fiamma capitolata nella serra la notte precedente strapperebbero un sorriso di approvazione anche al mio fidanzato.
Un bel modo di passare una mezza giornata, immersi tra piante particolarissime e colori meravigliosi, per avere un piccolo assaggio della vita di corte e dell’estro della natura.
Per lo meno fino a quando, dopo 43 minuti, vi ritrovate nel medesimo punto e siete pronti a fare saltare le teste di tutti coloro che vi sbarrano la fuga verso la vostra umile carrozza.




venerdì 6 maggio 2011

E l'America inventò i cupcakes

Nelle tre ore d’aria gentilmente offerte dal fidanzato, sono saltata su un bus di righe vestita. Un brusco ritorno alla realtà, con tutte le ascelle primaverili che caratterizzano la stagione dei fiori sui trasporti pubblici. Brusco, dicevo, perché avevo appena scoperto di essere stata pubblicata sulLA rivista. Non di solo Vogue vivono le ragazze, pare.
Ero a caccia di cupcakes, perché non potevo prendermela che erano già quasi passati di moda senza presentarsi al mio cospetto. Li ho trovati in questa che chiamerò Cupcakeria, perché non mi viene in mente niente di meglio, in una zona abbastanza cool di Bruxelles, piena di begli studenti con belle pose seduti in bei bar.
Il magasin si chiama Lilicup, ed è piccino e accogliente. C’è l’immancabile angolo Ikea pour les petits, la proverbiale tovaglia a pois, e un bel bancone da cui scegliere cupcakes di vari gusti.
Io sono stata sul tradizionale, e ne ho presi tre: vaniglia cioccolata, torta di carote e speculoos.
Tornata a casa ho aperto la scatola cercando di convincere la figlia che era molto meglio la sua pastina coi piselli, me stessa che un po’ di cyclette sarebbe stato il mio personale giubileo, e il fidanzato che spendere 9 euro per tre morsi di torta era tout-à-fait normal.
Ora, che io non abbia assaggiato quelli di Julia Child ok, ma sono rimasta un po’ delusa. Mi pare di essere davanti ad un altro esempio di bravura americana, in cui prendono qualcosa che esiste già, gli danno un’aria deliziosa e te lo ripropongono come un’irresistibile chiccheria. 
Almeno gli inglesi hanno trovato un nome molto più carino, fairy cakes, cioè le torte delle fate, ma la sostanza non cambia.
Buoni come una torta fatta in casa, ma presentati in maniera incantevole, sono perfetti per un pomeriggio di oroscopi e riviste con le amiche, per una chic pause ogni tanto o se si ha una alzatina da riempire. 
Ne è valsa la pena? Non so, il mio è un olfatto sopraffino, e dopo quasi due ore di trasporti speravo di trovare al bancone Meryl Streep.
Ma se come me non li avete mai provati, soddisfate la vostra curiosità, che qua stanno tornando i ’90 e tra poco sarà tutto un anfibio e tanti saluti a cotonature e grembulini.




http://www.lilicup.com/

e per chi volesse farmi gongolare cliccando sul link di vogue:

http://www.vogue.it/magazine/notizie-del-giorno/2011/04/models-scouting (lucia gazzoni)

giovedì 5 maggio 2011

Chi più ne Avène, più ne metta


Perché non c’è bisogno di avere un’aura di proibito per essere una buona crema.
La mia pelle, da sempre, crede di essere una delle fortunate borghesi che hanno fatto il colpaccio del matrimonio reale, e me lo fa ciclicamente pesare arrossandosi  senza ritegno.
Il fatto è che in Belgio, dove mi sono trasferita, la mia crema salvifica non la trovavo, quindi ho iniziato ad elemosinare tutti i campioncini presenti sul mercato, nomi importanti o molto trendy, it-creme dai packaging irresistibili, ma nessuno di questi è riuscito a compiacere la mia pelle, col risultato di indisporla irrimediabilmente. Ero praticamente tornata una liceale, ma senza più le gambe da Lolita. Si prega di leggere tra le righe, e di fare finta che ci sia stato davvero quel tempo.
Poi è arrivato il deus ex maquina: l’Acqua Termale di Avène. Un prodotto che uso da anni, quando me ne ricordo, e che poi torna educatamente nelle fila posteriori, rimpiazzato da nuovi flirt.
Ma dimenticare i primi amori, si sa, è impresa ardua, quindi quando mi è capitato tra le mani gli ho strizzato l’occhio con un sorrisetto complice.
Qualche spruzzata, e il giorno dopo il mio foulard svolazzava fuori dalla mia Bugatti come una novella Isadora Duncan, in cerca del candy for the soul della mia pelle: latte detergente, crema idratante e il flacone di acqua termale formato Al Cogan (al quale probabilmente farebbe comodo).
La mia pelle è tornata ad essere più o meno quella di una trentenne, che non so se sia un bene o un male, ma almeno è in perfetto accordo con le gambe.
E’ veramente una marca da considerare, soprattutto se si ha una pelle delicata, intollerante, o con il sangue blu. Il costo non è esagerato, e per quanto mi riguarda posso dire che fa quello che promette.

http://www.avene.it/


p.s. L’acqua termale è anche molto utile come fissativo del trucco, molto rinfrescante nelle giornate afose delle estati italiane, e personalmente mi fa sentire così fvancese!

mercoledì 4 maggio 2011

Wallet Detox


E’ più facile a dirsi che a farsi. Che uno pensa “cosa ci vuole, capirai”; ma il portafoglio non si deve proprio toccare, e non valgono giornali, gomme da masticare, una pastarella per la bambina, il parcheggio del centro commerciale, non vale niente di niente.
Io, per non sbagliare, ieri sono proprio uscita senza borsa, dritta filata al parco con acqua e gallette di riso per la figlia infilate nelle tasche.
Avrei fatto la felicità della mia amica Willy, se mi avesse visto.
E’ che non ci si immagina di scialacquare continuamente, se il portafoglio non sciopera, ogni tanto.
Sono stata libera dalle tentazioni per una decina di scivoli, tre altalene, qualche manciata di sassi in bocca  e una galletta di riso e mezzo, dopo di che ho iniziato ad avere delle voglie insaziabili dell’ultimo Vogue, un ombretto in crema, un blush in crema (possibilmente tutto ciò che Laura Mercier abbia mai prodotto di cremoso in vita sua), l’ oroscopo de L’internazionale, un succo di mango, l’erba finta da mettere sotto la mia altalena da salotto e una candela fucsia.

Ieri parlavo di ego con la mia anima gemella Alessandra, arrivando alla conclusione che cibo e shopping hanno la stessa origine bulimica, per noi.
E che un gran lavoro su noi stesse sarebbe quello di addomesticare l’ego a punto tale da non subirlo.
La gioia di un fidanzato sufi. Il mio.
Ma al momento faccio pena come addomesticatrice, e guardo compiaciuta quell’ombretto cremoso sulla coiffeuse, alla luce di una candela.

P.S. io e l’anima gemella, che fa pena pure lei alla lotta con l’ego, assicuriamo che se proprio dovete perdere la battaglia, consolarsi con un METALLIC  CREME EYE COLOUR di Laura Mercier aiuta.

lunedì 2 maggio 2011

Di perle, nastri e altre gioie

L'altro giorno, nelle mie quattro ore di libertà settimanali, in cui deposito figlia, pannolini e biberon dai nonni e tiro fuori pochette e tacchi, sono andata a frugare in un negozietto delizioso, che si trova in una parte un po' boho di Bruxelles.
Si chiama Atchoum, come lo sternuto, ed è un potpourri di stoffe, nastri, ombrellini giapponesi, perle, giochi per bimbi decisamente aristofreak e coloratissimi accessori.
Sono rimasta intrappolata dentro al negozio causa remake del diluvio universale, che mi ha trovata assolutamente impreparata, ma la cosa non mi è dispiaciuta affatto. E' un regno da esplorare per chi ha mani di fata, o la passione per pois e fiori. E se niente di tutto ciò dovesse essere il vostro cup of tea, ci sono dei vestitini svolazzanti che sussurrano "portami a casa, sembro appena uscito da Coachella".
I prezzi non sono proprio abbordabili, ma a volte pagare la certezza di avere una cosa che non ha tutto il resto del mondo è un piacere!
Per chi ha voglia di imparare, o di fare imparare alla progenie, è possibile prenotarsi per dei corsi, che si svolgono nell'atelier del negozio il sabato pomeriggio.
Se vi trovate a passeggiare per Place du Jeu de Balle al mercatino delle pulci, o se decidete di comprare un ombrellino giapponese per ripararvi dal prossimo diluvio, o se adorate infilare la mano nei barattoli di perle, avete trovato il posto che fa per voi.
Andate a dare un'occhiata, ne vale davvero la pena.




http://www.atchoum.be/