venerdì 14 ottobre 2011

Munirsi di stuzzicadenti, prego

Giorno a tutti. Un altro pezzo scritto per Vogue, un po' datato ma sempre attuale, purtroppo, tipo una canzone di Battisti. Dove il purtroppo si riferisce al pezzo, di certo non alle magie del ricciolone. 

Oggi pomeriggio, a bordo di una piscina gonfiabile nel giardino di una villetta a due piani che in Belgio, dove vivo, si chiama casa popolare, una mia amica di due anni più giovane di me mi ha detto che sarebbe presto diventata direttrice del suo dipartimento.
Per mail, invece, ho dovuto consolare una mia compagna di università, laureata con una tesi poi scopiazzata senza pudore dalla sua relatrice.
La sua decisione di abbandonare un contratto in cui il tempo era sì indeterminato, ma anche sfruttato e sottopagato, si era rivelata una mossa più da Jane Eyre che da Una donna in
 carriera (e dire che aveva ai piedi un paio di Bottega Veneta a dir poco vertiginose, che ce la voglio vedere, Jane Eyre, a far le pulizie con quelle): le migliori condizioni promesse erano diventate farfalle ed erano volate via.  
Non credo sia un caso che, nel mio seppur ignobilmente lungo excursus universitario, sia stata testimone del passaggio a miglior vita di una decina di beneamati professori. Preparati, colti, importanti e ultraottantenni.
E l’ultra pesa, in questa storia.
Ho un po’ l’impressione di trovarmi davanti ad una di quelle favolose tavolate da aperitivo dietro ad un muro di eleganti e rispettabili “agée”, restii a passarti una bruschetta. Che magari per loro sarebbe più indicato il pinzimonio, e se si spostassero solo un pochino tu riusciresti a prendere per lo meno un’oliva all’ascolana. Ma farti spazio è impresa ardua, e devi proprio essere agguerrito. O affamato.
Una mia amica in questi casi si arma di stuzzicadenti, e tra lo sgomento generale causato dall’inaspettato pizzicore dove non batte il sole s’insinua e rimedia quel che può.
Però lo fa quando torna in vacanza, perché abita a Los Angeles, dove lavora e convive con la sua fidanzata. Tra l’altro.
Le parole quando nascono non hanno una connotazione negativa o positiva, quella la aggiungiamo noi.
Invece di bamboccioni, che oltretutto trovo un po’ povero, come termine, se ne potevano utilizzare tanti altri, che però avrebbero dovuto rimandare anche alle difficoltà affrontate dai giovani chiamati in causa. Ai co.co.pro., ai c.v. impoveriti per rientrare ne canoni, a quell’ ”in” che messo davanti all’abusato “determinato” vuol dire una casa il cui l’affitto (con regolare contratto, che dato che sogniamo, facciamolo per bene) si puo’ pagare tutti i mesi. 
E che vuol dire bruschette. Bruschette come se piovessero.

Alice, che ha una domenica libera ogni 2 mesi. Il sabato scordatevelo.
E Federica, che fa 3 lavori, tutti insieme.
E io, che siccome che non so bene da che parte girarmi, mi frugo dentro.




3 commenti:

Alice ha detto...

..in difesa di quei tanti "bamboccioni" che si rimboccano le maniche per ricavarsi uno spazio dove in una giungla ideologica di ormai troppi diritti reclamati (invano) in nome di un inesistente stato di natura ci sono anche tanti doveri seriamente rispettati! ;)

angela ha detto...

bellissimo pezzo... direi più che a tema in questo 15 ottobre indignato!!!!!!

lucia ha detto...

grazie angi! un bacio grande!